Descrizione
Attraverso il caratteristico vicolo detto del Droc - dove un tempo c'era una delle porte urbiche e dove tuttora si vede l'accesso a un antico forno si raggiunge in un attimo il romanico ponte sul Bormida, che rappresenta una delle più interessanti opere di ingegneria civile medioevale della valle e trova il suo corrispettivo, in quella di Spigno, nell'analogo ponte dell'abbazia di San Quintino. Entrambi furono costruiti dai monaci benedettini.
Si tratta di poderose strutture a schiena d'asino, sormontate da cappelle che erano antichi posti di guardia grazie ai quali i religiosi si assicuravano il completo controllo commerciale della terra estesa fra la Langa e il mare.
Quello di Monastero, in particolare, era l'unico ponte transitabile tutto l'anno a partire dalla bassa valle: Acqui ne era sprovvista e Vesime aveva i ruderi di un antichissimo ponte romano, mai ricostruito in modo stabile dopo che era stato distrutto da una piena. A Monastero convergevano due vie importantissime: quella che da Acqui conduceva al mare e quella militare che saliva a Roccaverano e, dal crinale, permetteva il controllo delle due valli Bormida, con il sistema delle torri di Vengore, Roccaverano, San Giorgio, Olmo Gentile, Serole, Torre Uzzone, Santa Giulia e Carretto. Dunque o si usavano i guadi o il ponte di Monastero, alla cui sommità era necessario pagare una tassa alla guardia per potervi transitare (ancora oggi è diffuso il detto 'non ho neanche un soldo da passare Bormida').
Il vecchio monumento, dopo ottocento anni, resiste ancora, con le quattro grandi arcate in pietra perfettamente squadrata e i blocchi triangolari in corrispondenza dei pilastri, studiati appositamente per 'tagliare' l'acqua ed evitare inutili sbarramenti in caso di piene.
Augusto Monti ricorda le grandi alluvioni dell'Ottocento, che spazzarono via i parapetti, ma non intaccarono la struttura ("ogni altro ponte a monte e a valle Bormida grossa li spianta come fosser palancole, ma questo è sempre lì, intatto nei secoli, per via di quel cemento, ché i frati spegnevan la calce con la chiara d'uovo; e dei rossi facevan zambaione"), mentre durante la seconda guerra mondiale la cappelletta posta sulla sommità fu adibita a usi militari, come postazione della contraerea.
La disastrosa alluvione del 1994 ha minacciato seriamente la staticità della costruzione: l'acqua e la legna ammassate dalla corrente hanno distrutto i parapetti e la storica cappelletta, scardinato l'asfalto, ridotto il ponte all'esile figura degli archi.
Ma il peggio non è capitato e quello di Monastero, pur se bisognoso d'importanti restauri, è uno dei pochi ponti che siano stati resi transitabili al traffico dopo pochissimi giorni di chiusura.
Modalità di Accesso
Luogo pubblico sempre accessibile.
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Dove
Strada Provinciale 56 - 14058
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Pagina aggiornata il 06/12/2023 22:25:00